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L'ipotesi Astrale
di Galileo Ferraresi
Circa sessantacinque milioni di anni fa un bolide grande come la cometa
di Halley, circa dieci chilometri di diametro, colpì la Terra
formando in pochi secondi un cratere largo 300 chilometri e profondo 24
chilometri.
L’impatto sollevò 200.000 chilometri cubici di terra e rocce, provocò
terremoti, maremoti, fenomeni vulcanici ed enormi incendi. Le polveri e
i fumi rimasero nell’atmosfera per anni provocando il raffreddamento del
pianeta.
In seguito a tutto ciò si estinse il sessantacinque-settanta per cento
degli esseri viventi sulla Terra, tra cui i dinosauri.
Il cratere esiste tutt’ora, nello Yucatan, e non è che uno dei
tanti crateri presenti sulla Terra che testimoniano come anche il nostro
pianeta, e non solo la luna e marte, sia stato e sia tutt’ora bersaglio
di corpi celesti.
L’Ipotesi Astrale
Fino a cinquant’anni fa la possibilità che un corpo celeste potesse cadere
sulla Terra era considerato fantascienza e chi ipotizzava ciò era un
catastrofista, non si sa perché, contrario al progresso. Negli anni le
opinioni dei catastrofismi vennero sempre più prese in considerazione
anche perché le prove non mancavano, basti pensare al Meteor Crater in
Arizona. Nel 1908 a Tumbuska, in Siberia, cadde dal cielo un ammasso di
ghiaccio del diametro di cento metri. L’impatto sprigionò una forza
seicento volte più grande della bomba di Hiroshima che in pochi secondi
rase al suolo milleottocento chilometri quadrati di foresta, se fosse
caduto su Parigi o Londra non sarebbe rimasto nulla. Passano gli anni e
le presenze di meteoriti si verificano senza ombra di dubbi. Nel 1972
una roccia di ottanta metri di diametro rimbalza fuori dall’atmosfera
senza provocare danni e nel 1992 viene filmato un corpo celeste che si
disintegra a pochi chilometri da terra. Altri “sassolini” pericolosi
sono stati trovati in varie parti del mondo.
Uno di questi è particolarmente interessante.
Nel Corano si parla di un certo Aad che si fece beffe di Allah e per colpa
sua la città su cui regnava, Ubar, fu distrutta da una “nuvola nera”
portata da un vento fortissimo. Nel 1932 Harry Sr. John “Abdullah”
Philly trovò nel deserto della penisola Arabica una strana area dove
coesistevano resti di vetro nero, frammenti di roccia bianca e frammenti
di ferro. Il luogo era chiamato dagli arabi Al-Hadida (la cosa di ferro)
ed era il sito della città di Ubar (che gli inglesi storpiarono in
Wabar). La città era stata colpita e distrutta immediatamente da un
meteorite che al momento dell’impatto si spaccò in almeno tre parti. Uno
di questi pezzi pesante 2200 chili fu trasportato a Riyadh, alla King
Saud University, e ora fa bella mostra di se nella capitale dall’Arabia
Saudita. Secondo la ricercatrice Elisabeth Thomsen anche la Kaaba, la
sacra pietra nera oggetto di culto dei mussulmani conservata a La Mecca,
sarebbe un pezzo di impactite proveniente dalla distruzione di
Ubar-Wabar.
Un’altra pietra cadde sulla terra a Ensisheim nel 1492, pesava solo 130
chili ma divenne ben presto famosa grazie alla stampa di alcuni
almanacchi di un sol foglio che un poeta dilettante, Sebastian Brant,
pubblicava nella vicina città di Basilea. La caduta del meteorite
pubblicata in 21 numeri dell’almanacco di Brant fu di volta in volta il
segno della gloria dell’imperatore Massimiliano, il segno divino per la
dichiarazione di guerra alla Francia e per la guerra ai turchi nonché il
segno profetico della morte del padre dell’imperatore, Federico.
Brand, visto il successo economico dei suoi almanacchi scritti in latino
ne iniziò la stampa in volgare tedesco aprendosi al mondo borghese e
decise di cambiar mestiere: da poeta divenne forse il primo
“giornalista” di cui si abbia traccia. Dopo essere stata dipinta da
Durer nel 1500 la pietra fu studiata da Paracelso che nel Liber
Meteororum concluse che le meteoriti erano oggetti formati dalla
condensazione del firmamento, affermazione che attirò le ire dei
cittadini di Basilea che vedevano nella pietra un miracolo divino.
Ogni anno cadono sulla terra circa 12.000 corpi celesti del diametro
massimo di circa un metro, ma attorno alla Terra ruotano migliaia di
corpi con orbita instabile di cui alcuni di oltre 2.000 metri di
diametro.
Nonostante il novanta per cento della Terra non sia abitato questi
fenomeni sono quasi sotto gli occhi di tutti. Solo per restare in Italia
negli ultimi anni: nel 1988 un meteorite è caduto davanti all’ingresso
dell’industria spaziale Aeritalia mentre nel 1996 un meteorite del peso
di dieci chili si è conficcato in un campo a Fermo sotto gli occhi di
alcune persone. Il meteorite è conservato nel museo della cittadina
ascolana. Altri impatti sono stati veramente davanti agli occhi di tutti
gli abitanti della Terra. Nel luglio 1994 la cometa Shoemaker-Levy si è
andata a sfracellare sulla superficie di Giove. Questo impatto ha
permesso di avere una visione più realistica di quella ricostruita a
computer degli effetti di un impatto con un corpo cosmico.
Fino a pochi anni fa si conoscevano circa duecento asteroidi
“pericolosi” perché vicini alla Terra e con un diametro di circa un
chilometro, ma da quando sono stati resi pubblici i dati raccolti dal
sistema di satelliti artificiali chiamato “scudo difensivo”, o “guerre
stellari” che dir si voglia, i dati sono cambiati di parecchio. Questi
satelliti messi
in orbita attorno alla Terra all’inizio degli anni ottanta dalla NASA
per monitorare qualsiasi attività spaziale del “nemico” russo hanno
raccolto informazioni non solo sull’attività dei russi ma anche sul
movimento attorno alla Terra di altri corpi mai conosciuti prima. Sono
circa
ottocento i nuovi asteroidi “pericolosi” scoperti negli ultimi anni
a cui vanno aggiunte una decina di comete con un diametro da uno a dieci
chilometri che attraversano l’orbita terrestre ed un numero sconosciuto
di comete dette “di lungo periodo” perché vanno e tornano nel sistema
solare con intervalli tanto grandi da non poterne calcolarne il periodo
e da non essere state ancora studiate.
Oltre alla Terra nel sistema solare ci sono anche altri pianeti di cui
due, Giove e Saturno, tanto grandi da attrarre corpi astrali dal di
fuori del sistema solare e far loro cambiare orbita, come successe per
esempio nel 1994 alla cometa Shumacher Lady che precipitò su Giove.
Il Sistema solare, che fino a pochi anni fa era visto come un
sistema ordinato e preciso, si sta rivelando sempre più qualcosa di
molto simile ad un enorme tavolo da biliardo dove milioni di palle
corrono da una parte all’altra all’impazzata urtandosi e spingendo altre
palle su orbite nuove. Pensare che la Terra possa attraversare indenne
una situazione simile è come pensare di poter attraversare
ininterrottamente un’autostrada ad occhi bendati senza essere investiti.
Negli ultimi anni la comunità scientifica ha iniziato a considerare come
un serio pericolo questi proiettili celesti ed alcuni osservatori hanno
iniziato a monitorare questi corpi, detti in gergo NEO (Near Earth
Object = Oggetti Vicino alla Terra). L’impegno dei governi è
quantomeno scarso se si pensa che una nazione come la Gran Bretagna ha
solo tre persone che si occupano di ciò, e solo dall’anno 2000.
Parlare della possibilità di cataclismi ed estinzioni che possano accadere
incute sempre una certa repulsione, è come quando non si vuole andare
dal dentista perché si sa che si ha un dente cariato, ma è inutile far
finta di niente, il problema esiste ed è una tremenda minaccia ricca di
precedenti.
Il paleontologo John Sepkoski ha scoperto una certa ripetitività nelle
distruzioni di massa verificatesi sulla Terra. Ogni ventisei
milioni di anni una stella nana rossa chiamata Nemesi ruotando
attorno al sole passerebbe vicino alla Nube di Orte perturbando
milioni di comete che possono dirigersi verso il sole e quindi anche
sulla Terra.
Se fosse così partendo dal Cambiano ci sarebbero state ventitre
catastrofi di origine cosmica.
Almeno cinque di queste distruzioni di massa sono accettate dai
paleontologi.
Nell’era paleozoica se ne verificarono due, una 435 e l’altra 360 milioni
di anni fa causando la morte di decine di migliaia
di specie di organismi marini; la terza avvenne 250 milioni di anni fa,
vennero distrutti il 95% degli esseri viventi e passarono altri dieci
milioni di anni perché si riaffermasse la vita sulla Terra; nell’era
mesozoica, 205 milioni di anni fa, vennero distrutti quasi tutti i
rettili e gli anfibi; alla fine dell’era mesozoica, 65 milioni di anni
fa, vennero distrutti i dinosauri e con essi sparì anche il 65% delle
specie viventi.
Negli anni ’70 a Walla-Walla Valley nello stato di Washington, USA, il
geologo Richard Waitt scoprì tracce di sedimenti in rocce basaltiche,
segno che una grande massa d’urto aveva spaccato le rocce lasciando i
sedimenti. La causa venne attribuita al lago glaciale Missoua: un argine
del lago sarebbe crollato allagando l’ovest Montana, il nord Idaho e
l’est dello stato di Washington per un’area uguale a quella della
Romania. Il fatto avvenne alla fine dell’ultima glaciazione, ma che cosa
l’aveva provocato?
Secondo analisi al computer se un corpo del diametro di millecinquecento
metri cadesse in mare venticinque miglia a sud di New York tutto il New
England sarebbe distrutto da un’onda di acqua, fango e vapori. È
possibile che eventi del genere siano accaduti in passato e non abbiano
lasciato tracce?
Una popolazione del nord America, gli Ute, raccontano una leggenda secondo
la quale i loro antenati videro un carro di fuoco cadere sulla Coon
Mountain. Esattamente in quel luogo si trova il Cratere della Meteora, o
del Diavolo. Profondo circa 200 metri e largo un chilometro si pensa sia
stato prodotto da una meteora di cento metri di diametro[3]. Quindi la
leggenda Ute più che una fantasia è la testimonianza visiva tramandata
di un fatto avvenuto ben 20.000 anni fa.
Ma questi fatti avvenuti tanto tempo fa si verificano ancora? È
possibile che allo stato attuale delle conoscenze nessuno si interessi
di questi potenziali pericoli che ci sovrastano e che nell’era della
comunicazione globale nessuno ci informi? Si, è possibile,
possibilissimo visto che nessuno ha interesse a lanciare allarmi contro
un pericolo difficile da prevedere e impossibile da evitare. Meglio un
cieco fatalismo ad un inutile allarmismo.
È ormai accettato da tutto il mondo scientifico che un asteroide colpì
la terra 65 milioni di anni fa, lo si desume inequivocabilmente
dalle tracce di Iridio presenti nel cratere che provocò nello Yucatan,
in terreni circostanti e persino in Italia. Nelle rocce della terra
esiste una piccola striscia gialla chiamata KT che segna il confine tra
il cretaceo e il terziario: il momento in cui un corpo astrale impattò
la terra.
Le polveri sollevate dall’impatto oscurarono il sole per alcuni anni,
la fotosintesi venne interrotta, morirono le piante e le specie si
estinsero a catena, fra le varie specie i Dinosauri. La discussione
sulle dimensioni dell’asteroide è ancora aperta ma mentre si discute su
cosa successe 65 milioni di anni fa nel novembre 1996 un corpo celeste
di dimensioni “pericolose” per la continuazione della vita in caso
d’impatto passò vicinissimo alla Terra rischiando fino all’ultimo
momento di esserne attratto. Quindi nessuno fino all’ultimo momento
sapeva se e dove sarebbe andato a finire quel corpo celeste. Forse per
una dimenticanza nessun mezzo d’informazione avvertì la popolazione
mondiale. Eppure sarebbe stato un “colpo” giornalistico! Dello scampato
pericolo se n’ebbe comunicazione in alcune piccole notizie di giornali e
di televideo tre mesi dopo, nel gennaio e febbraio 1997.
Purtroppo non fu un caso isolato né di scampato pericolo né di cattiva
informazione perché tre anni dopo apparve la seguente notizia:” - Un
grande asteroide ha mancato per poco la Terra - scrive The Times di
Londra. Secondo gli astronomi dell’Università Cornel in Porto Rico,
l’asteroide 2000QW7 sarebbe passato venerdì scorso (01/09/2000) a circa
quattro milioni di chilometri dalla Terra, una distanza minima in
termini spaziali. Per gli astronomi la scoperta di 2000QW7, originario
della cintura tra Marte e Giove, è importante per studiare da vicino un
asteroide potenzialmente pericoloso”.
Questo è il mondo in cui viviamo, in cui ci alziamo ogni mattina,
facciamo colazione e andiamo al lavoro, se ci dicessero che tra un mese
un asteroide potrebbe distruggere una parte della Terra saremmo ancora
preoccupati dei mutui da pagare? Chi andrebbe ancora a lavorare? Ci
sarebbe ancora questa stabilità politica, economica e religiosa? Chi si
dovrebbe assumere l’impegno di avvisare e distogliere dal sogno
quotidiano milioni, miliardi di persone? Visto che non ci sono antidoti
a queste cadute chi si assumerebbe il compito di avvertire il mondo che
forse sta morendo?
Senza parlare di cosa succederebbe nel caso di un allarme a vuoto, di un
pericolo scampato all’ultimo momento.
Chi si assume la responsabilità della sicurezza e dell’errore dei
calcoli?
La quasi distruzione della razza umana avvenuta di colpo per cause
ancora imprecisate, ma facilmente riconducibili ad un impatto con un
corpo astrale, ci arriva anche dal mondo medico. Ulf Gyllesten,
dell’Università svedese di Upsala, ha condotto un gruppo di ricerca
sulla configurazione genetica di 53 persone con origini etnico
geografiche differenti.
Studiando la sequenza dell’acido desossiribonucleico (DNA)
ereditato per via materna e presente nei 53 soggetti si è visto come il
materiale genetico si sviluppa nel tempo. Siccome l’mtDNA si eredita per
via materna e cambia in modo regolare col tempo lo si può utilizzare
come “orologio molecolare” per lo studio della storia umana. L’articolo
pubblicato sulla rivista Nature c’informa che il ceppo originario
dell’umanità era collocato in Africa e che sebbene per circa 100.000
anni si fosse sviluppato enormemente circa 40.000 anni fa la popolazione
mondiale si ridusse di colpo a 40.000 persone.
Un ulteriore appoggio alla teoria della distruzione improvvisa di parti
del genere umano ci viene anche da un manoscritto Maya della collezione
Le Plongeon, ora al British Museum. Da esso veniamo informati che
“Nell’anno di 6 Kan, all’11 Muluc, nel mese di Zac, successero terremoti
fino al 13 Chuen. Il paese delle colline di Mud e la terra di Mu furono
sacrificati. Due volte alzati scomparvero..... Le terre rimaste,
rialzate più volte, s’inabissarono anch’esse. Perirono 64 milioni di
abitanti, ottomila anni prima di questo scritto”.
Questi sono i termini numerici di che cosa successe alcune migliaia
d’anni fa, in tempi storici, e di quante persone morirono.
Oggi i numeri non sarebbero minori.
Nel dicembre 1997 un ricercatore statunitense, Jim Scotti scopre un
asteroide battezzato poi 1997XF11 che, secondo i calcoli
attuali, nel 2028 passerà ad una distanza dalla Terra “pericolosa”
ovvero tanto vicino da poter essere attratto nell’orbita terrestre
provocandone la caduta sulla Terra.
Ma 1997XF11 non è solo, ecco alcuni asteroidi di più di trecento metri
di diametro ritenuti “pericolosi” che si avvicineranno alla Terra nei
prossimi anni:
07/08/2027 asteroide 1999AN10, diametro 1Km, distanza prevista
uguale a quella Terra-Luna;
26/10/2028 asteroide 1997XF11, diametro 2 Km, distanza 2,5 quella
Terra-Luna;
14/07/2060 asteroide Nereus, diametro 900 metri, distanza 3,2
quella Terra-Luna;
23/09/2060 asteroide 1999RQ36, diametro 300 metri, distanza 2,5
quella Terra-Luna.
Questi sono solo gli asteroidi scoperti negli ultimi anni (la data
dell’avvistamento si evince dal primo numero della sigla). A questi
vanno aggiunti quelli avvistati per la prima volta di cui non si sa
nulla: un migliaio all’anno.
In attesa di AN10 ricordo che il solo impatto sulla Terra di un corpo
celeste del diametro di settantacinque metri distruggerebbe una città
come Milano provocando un cratere di 1,7 km; un asteroide del diametro
di 350 metri distruggerebbe l’intera area metropolitana di Milano con un
diametro del cratere di 7 km, mentre una caduta in mare provocherebbe
onde alte oltre quaranta metri; un corpo del diametro di settecento
metri distruggerebbe tutta la Lombardia lasciando un cratere di 12 km
mentre in mare provocherebbe onde in grado di coinvolgere l’intera
Terra; un corpo del diametro di 1,7 km distruggerebbe tutta l’Italia,
lascerebbe un cratere di 30 km, avrebbe ripercussioni sul clima della
Terra e distruggerebbe la fascia dell’ozono; un asteroide del diametro
di tre chilometri distruggerebbe l’Italia, la Francia e la Spagna
lasciando un cratere di 60 km, le polveri sollevate oscurerebbero il
sole e cambierebbe il clima sulla Terra.
Se si considera che sulla superficie terrestre esistono centinaia di
crateri da impatto di cui alcuni di diametro superiore ai cento
chilometri si fa presto a dedurre che nel corso della sua vita la Terra
ha ricevuto parecchie visite violente che hanno lasciato il segno.
La teoria unificatrice della geologia, la tettonica a placche, è basata
sulla legge umana del gradualismo secondo la quale Natura non Facit
Saltum (La Natura non compie balzi). Purtroppo si tratta di una legge
umana, giusta, corretta, ma non sempre collegabile alla realtà.
Sarà anche vero che la natura non procede a salti, ma è altrettanto vero
che agenti esterni come i corpi celesti, hanno provocato dei balzi,
solitamente in senso distruttivo, al procedere della natura.
Fonte
www.acam.it |